Tuesday, 21 January 2014

Saturnino e Oliva




Qui finisce la parola

Questa è la fotografia che ha donato l'Associazione Amici del Museo d'Arte di Tel Aviv onlus al Museo Ebraico di Genova, e che verrà presentata domani mattina, in occasione della mostra "Anne Frank, una storia attuale".
E questa è la storia della fotografia.

E' difficile dire da quando si è un fotografo, si è fotografi quando si scatta la prima fotografia? Quando si scatta la prima fotografia pensando a quello che si sta inquadrando? Quando si pubblica la prima fotografia? Non so. 
Io faccio la fotografa. A un certo punto, dopo un po' di fotografie, ho deciso che sarebbe stato quello che avrei fatto. Ho deciso che sarei andata in giro, con un prolungamento del mio occhio, e che quello sarebbe stato quello che avrei fatto.
Il mio occhio con prolunga mi porta in bei posti, a belle persone.
Mi porta anche in posti difficili, sempre alla rincorsa di un'armonia e di una bellezza, di una fotografia che valga la pena di essere scattata.
Birkenau è un posto difficile, al punto che non fotografi niente, io almeno. Non so se per pudore, per paura della banalità del risultato, se perchè hai pensieri troppo ingombranti per uscire da te e guardare.
C'erano molto persone a Birkenau quel giorno.
Nessuno parlava.
C'era un silenzio freddo e unisono. Neanche i passi, nella fanghiglia della neve che si scioglieva, facevano rumore. Neanche il vento, che muoveva la ghiaia della ferrovia, faceva rumore.
"Qui finisce la parola." Ha scritto una volta Wlodek Goldkorn, riferendosi a Birkenau.
Così ho pensato quando ho visto quel filo spinato, piegato a chiave di violino.
E se finisce la parola, io lo devo fotografare, per raccontarlo senza parlare.